Guerra e Pace

Prigionieri dei Conflitti?

La manifestazione di ieri, 15 marzo 2025, in Piazza del Popolo a Roma, ha riportato al centro del dibattito un tema che sembra sempre più attuale e ineludibile: la pace è ancora un’opzione reale o stiamo entrando in un’epoca di conflitto permanente?

L’evento, indetto da Michele Serra, ha riunito migliaia di persone per ribadire il ruolo centrale dell’Europa come promotrice di stabilità in un mondo sempre più instabile. Lo slogan che rimbalzava tra la folla era semplice, ma carico di significato: “L’Europa è la nostra casa, la pace è il nostro futuro.”

Ma questa è una dichiarazione di intenti o un’illusione? Oggi la guerra non è solo nelle trincee, ma si combatte nei mercati finanziari, nel cyberspazio e nei media. E c’è chi sostiene che il conflitto, per quanto tragico, sia stato da sempre il motore del progresso. È davvero così?

C’è un argomento che mi viene ripetuto spesso, quando parlo di queste cose: “Tu che apprezzi la tecnologia, dovresti riconoscere che le guerre hanno sempre accelerato il progresso.” Effettivamente, la storia sembra confermarlo.

Dalla medicina d’emergenza ai radar, da internet ai satelliti, molte delle innovazioni che oggi usiamo quotidianamente sono nate in scenari di guerra. E anche oggi, le tecnologie più avanzate vengono sviluppate in contesti di conflitto: droni autonomi, intelligenza artificiale per la difesa, cybersecurity offensiva e difensiva.

Ma questa è davvero una necessità? O piuttosto una narrativa che ci portiamo dietro da secoli? L’Europa del secondo dopoguerra ha dimostrato che l’innovazione può prosperare anche senza guerre. L’economia digitale, la rivoluzione delle energie rinnovabili, la ricerca spaziale: tutte queste evoluzioni sono nate in un contesto di relativa stabilità, non sotto il fuoco delle armi.

Siamo ancora convinti che la guerra sia inevitabile per il progresso, o è solo un alibi per non cercare alternative?

Le Scelte Richieste Oggi: Da Che Parte Stare?

I conflitti attuali non sono più solo una questione di governi e diplomazia. Oggi chiamano in causa tutti noi, direttamente o indirettamente. Siamo di fronte a scelte complesse e cariche di conseguenze:

• Sostenere o meno l’Ucraina? L’Europa deve continuare con gli aiuti militari o puntare su una soluzione diplomatica? Qual è il confine tra difesa o com’è la chiamano adesso, escalation?

• Come affrontare il conflitto in Medio Oriente? È possibile fermare l’escalation o siamo destinati a vivere con delle guerre senza fine?

• Tecnologia e sicurezza: Le nuove guerre sono economiche, digitali e informatiche. Siamo pronti a difendere la nostra sovranità anche cibernetica? O rischiamo di sottovalutare la guerra invisibile che si combatte nei dati, negli algoritmi e nell’informazione?

Le decisioni che prendiamo oggi definiranno il mondo in cui vivremo domani.

La Pace È Ancora Una Scelta Possibile?

C’è una lezione che la storia ci ha insegnato: la pace non è un automatismo, ma una costruzione quotidiana. La manifestazione di ieri a Roma ha mandato un segnale forte: l’Europa deve essere un baluardo di stabilità.

Ma sarà sufficiente? Le grandi potenze sono disposte a rinunciare alla logica del conflitto? O la guerra, sotto nuove forme, è ormai diventata la nostra normalità?

Se un tempo le guerre si combattevano con i carri armati, oggi si combattono con sanzioni, disinformazione, cyber-attacchi e controllo delle risorse. Questo significa che la guerra è cambiata, ma che la pace è più vicina? O siamo semplicemente entrati in una nuova fase di conflitto permanente?

Le mie domande per il Futuro

• La guerra è ancora necessaria per il progresso umano, o possiamo crescere solo attraverso la pace e la cooperazione?

• L’Europa ha davvero la forza di mantenere la pace, o il suo ruolo sta svanendo?

• Come possiamo, come cittadini, influenzare le scelte dei governi in un mondo sempre più polarizzato?

Il dibattito è aperto. Tu da che parte stai?

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