Libera Gatta in Liberi Pensieri

Peppalaselvaggia è libera.

Non nel senso vago e retorico che usiamo noi umani, tipo “libertà è partecipazione”.

No. Lei è veramente libera.

Selvaggia, autonoma, inaccessibile.

Come un pensiero che non vuole essere spiegato.

Come un tetto a cui non arriva nessuna scala.

Quando ha fame, ti guarda.

Non dice nulla.

Miagola solo se proprio devi capire in fretta.

Apriamo una scatoletta. Serviamo con devozione.

Lei si avvicina, annusa.

Poi, con la zampa, sposta la ciotola di lato.

E se ne va.

Sale sul tetto.

A guardare i colombi, il cielo, o il niente.

Ha mangiato? No.

Aveva fame? Forse sì.

Ma più di tutto, voleva ricordarci chi comanda.

Peppalaselvaggia è libera.

Non ne fa una bandiera, non scrive post motivazionali.

Non difende la sua libertà.

La vive.

Punto.

Non chiede il permesso.

Non fa piani, non compila moduli, non risponde a email.

Quando ha fame, cerca.

Quando ha sonno, dorme.

Quando ha voglia di giocare, gioca.

Non ha bisogno di una riunione per decidere.

Non ha bisogno di conferme.

È libera. Ma davvero libera.

È la sua natura.

Non si chiede se ha fatto la scelta giusta, non pesa le conseguenze di un salto sul tetto o di una zampata data all’improvviso.

Non teme giudizi.

Non ha bisogno di difendere la sua libertà perché non gliel’ha data nessuno.

L’ha presa.

Come si prende il sole di aprile.

Noi, invece, siamo liberi solo a parole.

Libertà come peso, come scelta.

Ogni decisione ci rincorre. Ogni errore ci abita.

Libertà è anche dire di no.

Ma spesso diciamo sì, per abitudine, per paura, per stanchezza.

Siamo talmente liberi da poterci incatenare.

A un lavoro che non sempre ci piace.

A una relazione che non si sa dove sta andando.

A una routine che non ci somiglia più.

E poi diciamo che non avevamo scelta.

Che era il destino, la società, le bollette.

Ma è qui il paradosso: siamo così liberi da poter rinunciare alla libertà.

Lei no.

Lei se ne va.

Se non vuole stare, non sta.

Se vuole dormire, dorme.

Se vuole lottare con un cotton fioc, lotta fino alla fine.

Peppalaselvaggia non cerca consenso.

Non ha bisogno di essere capita.

Non spiega mai le sue ragioni.

E forse, proprio per questo, le ha sempre.

È selvaggia, sì. Ma non nel senso romantico che piace a noi.

È selvaggia perché è intera.

Perché sa chi è.

E cosa vuole.

Perché non scende a compromessi con la propria natura.

Forse dovremmo imparare qualcosa da lei.

Non a vivere senza regole, non possiamo.

Ma a scegliere con più coraggio.

A ricordarci che ogni giorno siamo liberi, e quindi responsabili.

Che la vera libertà non è fare tutto.

È sapere chi siamo quando nessuno ci guarda.

Quando la guardo, penso che forse la libertà non è una conquista.

È uno stato.

Come il sonno.

Come l’istinto.

Come l’essere gatti.

Noi invece ci pensiamo troppo.

Ci pensiamo sempre.

E intanto il sole gira, la finestra resta chiusa, e la ciotola è lì.

Piena.

La guardo allontanarsi e penso che forse ha ragione lei.

Forse la vera libertà è fregarsene della ciotola.

E andare dove c’è più sole.